La storia di Leo, il cane che aspetta il suo umano fuori dall’ospedale

Leo il cane che aspetta il suo umano dimostrando tutto il suo amore

 

Ciao ragazzi, mi chiamo Leo e quel giorno il mio papà mi era apparso un po’ strano, ma non ho esitato a seguirlo in una nuova e lunga passeggiata. Anche se poi siamo finiti in un posto che non avevo mai visto prima: ho sentito alcuni umani chiamarlo ospedale, ma la cosa più importante per me è che all’interno ci fosse il mio umano preferito. Facciamo spesso insieme interessanti camminate e percorriamo le strade di Udine quasi sempre l’uno affianco all’altro: ogni uscita è per me una fonte tale di gioia che non vedo l’ora di poter uscire ancora e ancora. Parchi, giardinetti, strade di città. Non ha molta importanza, visto che l’unica cosa che davvero mi interessa è che accanto a me ci sia sempre il mio papà.

E così quando ho visto che il mio amico umano stava per uscire, l’ho seguito come faccio sempre. Non vado mai in giro senza di lui, altrimenti si sentirebbe triste. Io invece quel giorno ero così felice: non sapevo dove saremmo andati né quanto tempo saremmo rimasti all’aperto. Queste cose non mi interessano, anzi. Più rimaniamo all’estero e meglio è per me! Così posso annusare dappertutto, controllare quali altri cani si sono uniti alla banda del quartiere, che cosa hanno mangiato negli ultimi giorni e quale percorso hanno fatto. Ovviamente senza mai perdere di vista il mio miglior amico a due zampe! C’è sempre un odore nuovo, uno stimolo diverso.

Anche in questa nuova passeggiata mi sono gustato tutto il tragitto, dalla nostra casetta fino a quest’altra più grande che chiamano ospedale. Io ovviamente sono rimasto fuori e mi sono adagiato sul tappetino che c’è di fronte alla porta. Il mio papà mi ha detto spesso che in posti simili non posso entrare, a parte in Lombardia che ora i cani di lì possono, ed io ubbidisco. Aspetto come sempre e non importa se sono passate ore o giorni, io aspetto. Attendo fino a quando non rivedo di nuovo il mio amico, perché è così che mi ha insegnato a fare fin da quando ero piccolo.

E poi non mi è pesato assolutamente aspettare fuori, nemmeno se quando è calato il buio ho iniziato a sentire un po’ di freddo. Sono abituato al buio e non mi spaventano le basse temperature: tanto ho il pelo a proteggermi! E poi dopo un po’ che ero lì a chiedermi quale regalo mi avrebbe portato il papà dal suo viaggio solitario, ho rivisto tanti umani che ho conosciuto con lui. Altri invece non li avevo mai visti prima, ma visto che mi hanno dato tutti da mangiare e bere, sarebbe stato scortese non salutarli.

Così ho agitato la coda e mi sono fatto fare qualche coccola, ma ogni tanto guardavo verso la porta per vedere se il mio amico umano stava per ritornare. Chissà se mi avrebbe portato un osso o un biscotto, pensavo. Per me sono state giornate un po’ solitarie ma tutto sommato ero sempre in compagnia, anche se non capisco perché qualcuno degli umani mi guardava dispiaciuto. Alcuni hanno persino pianto e sentivo che parlavano fra loro della mia situazione. Quale situazione? Io sono qua e aspetto il mio papà, volevo dire a tutti. Ma poi mi è fatto comodo che si preoccupassero tanto per me: mi hanno fatto delle foto e mi hanno accarezzato tutti. Anzi, sono pure finito sui social e adesso ho tanti nuovi amici! Per fortuna papi dopo qualche giorno è uscito dal quel posto e siamo tornati a casa insieme, come sempre.